
Oggi sono passati 30 anni dalla strage di Capaci. E in questi 30 anni ci è stato detto di tutto su Giovanni Falcone e il suo amico fraterno Paolo Borsellino, ma non ci è stata detta la cosa più importante. Nelle sue ultime settimane di vita, Falcone stava conducendo una delicata indagine sui fondi neri dell’ex partito comunista italiano assieme al magistrato russo Valentin Stepankov. Si parla di una montagna di soldi pari a 989 miliardi di lire. Soldi che sono uscitI dalle casse del partito comunista dell’Unione Sovietica e finiti in quelle del PCI. L’ipotesi è che questi soldi fossero stati riciclati attraverso l’aiuto della mafia.
Per 30 anni ci hanno fatto credere che i soli responsabili di questo attentato fossero Giovanni Brusca e Totò Riina, che al massimo, erano solo manovalanza. In quell’anno, era già in atto il golpe giudiziario di Mani Pulite che stava rimuovendo tutti i partiti, tranne il PDS, che era stato scelto dagli ambienti dello stato profondo di Washington per trascinare l’Italia nella gabbia della moneta unica e della globalizzazione neoliberale. L’indagine di Falcone, se fosse proseguita, avrebbe raggiunto probabilmente il PDS e avrebbe fatto saltare il piano. Falcone e Borsellino morirono perchè si erano messi sulla strada di poteri enormemente più forti della mafia. Era il potere del Nuovo Ordine Mondiale che quell’anno aveva lanciato un attacco senza precedenti all’Italia.
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