Le rivelazioni da un Nuovo Studio sui “Vaccini” COVID-19 che Devi Conoscere

Il dibattito sui vaccini COVID-19 è complesso, polarizzato e spesso impermeabile a un’analisi razionale.

Tra narrazioni ufficiali, preoccupazioni legittime e disinformazione, orientarsi è una sfida.

Proprio per questo, quando una pubblicazione scientifica presenta un corpus di dati che sfida le narrative consolidate, richiede un esame critico da parte di chiunque voglia comprendere il quadro completo.

È il caso di un recente articolo pubblicato sul Journal of American Physicians and Surgeons, intitolato “COVID-19 Injections: Harms and Damages, a Non-Exhaustive Conclusion”.

Questo studio presenta dati e conclusioni che non possono essere ignorati, indipendentemente dalle proprie convinzioni.

In questo post, distilleremo i cinque punti più sorprendenti e di impatto emersi da questa pubblicazione, riportando fedelmente le informazioni per offrire una visione chiara e diretta delle sue principali argomentazioni.

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La “Lotteria” Genetica: Il Rischio di Miliardi di Proteine Anomale

Uno dei punti tecnicamente più complessi ma biologicamente più allarmanti sollevati dallo studio riguarda la tecnologia mRNA stessa. Per rendere i vaccini più stabili e meno reattogeni, l’mRNA è stato modificato sostituendo uno dei suoi mattoni, l’uridina, con una molecola sintetica chiamata N1-metilpseudouridina (m1Ψ).

Secondo lo studio, questa modifica, pur aumentando la stabilità del filamento di mRNA, può causare errori di “lettura” da parte dei ribosomi, le fabbriche di proteine delle nostre cellule. Questi errori possono portare a fenomeni noti come frameshift (slittamenti del quadro di lettura), che alterano completamente le istruzioni per la costruzione della proteina Spike.

La stima teorica presentata nel documento è sbalorditiva: la sostituzione di 728 uridine nel vaccino BNT162b2 potrebbe teoricamente generare fino a 2.67 × 10^346 sequenze proteiche uniche. Questo numero è definito “vastamente superiore al numero di atomi nell’universo”. Questo dato non è un mero esercizio teorico; esso suggerisce una vulnerabilità fondamentale nella tecnologia stessa, con implicazioni dirette per la sicurezza cellulare. La potenziale creazione di un numero enorme di proteine anomale, sconosciute al corpo, potrebbe scatenare risposte autoimmuni, tossicità cellulare o persino contribuire a patologie neurodegenerative.

“Turbo-Cancro”: L’Ipotesi di una Crescita Neoplastica Accelerata

Lo studio riporta l’osservazione, da parte di oncologi e case report scientifici, di un aumento di tumori aggressivi a partire dal 2021. Queste neoplasie sarebbero caratterizzate da un’insorgenza rapida, una presentazione già in stadio avanzato e lo sviluppo in pazienti più giovani del previsto.

Il documento elenca diversi meccanismi biologici proposti per spiegare questa potenziale oncogenesi accelerata:

  • Linfopenia: Una riduzione dei linfociti (cellule chiave del sistema immunitario) osservata dopo la vaccinazione potrebbe indebolire la sorveglianza immunitaria del corpo, ovvero la sua capacità di riconoscere ed eliminare le cellule tumorali nascenti.
  • Aumento degli anticorpi IgG4: Ripetute vaccinazioni aumenterebbero i livelli di anticorpi della classe IgG4. Questi anticorpi, invece di combattere, potrebbero promuovere la tolleranza immunologica, bloccando di fatto le risposte antitumorali del sistema immunitario.
  • Interferenza con il soppressore tumorale p53: La subunità S2 della proteina Spike prodotta dal vaccino potrebbe interagire con la proteina p53, uno dei più importanti “guardiani del genoma”, compromettendo la capacità del corpo di riparare il DNA danneggiato e di sopprimere la crescita dei tumori.

Il documento riassume questa preoccupazione citando un altro studio:

According to Valdes and Perea, COVID-19 vaccines may generate a pro-tumorigenic milieu that predisposes oncologic patients to cancer progression, recurrence, and/or metastasis.

Dati Shock sulla Fertilità e la Gravidanza

Lo studio analizza diversi set di dati riguardanti i rischi riproduttivi, presentando cifre che mettono in discussione la sicurezza dichiarata dei vaccini per le donne in gravidanza. Uno dei dati più crudi proviene dal report di sorveglianza post-marketing di Pfizer, datato febbraio 2021. Tra i casi di gravidanza con esito noto, il report documentava un tasso di aborto spontaneo dell’81% (26 perdite su 32 gravidanze).

Inoltre, viene citata una rianalisi dello studio di Shimabukuro, pubblicato sul New England Journal of Medicine. Secondo gli autori del paper, correggendo i dati per includere solo le donne vaccinate nel primo trimestre (il periodo a maggior rischio per gli aborti spontanei), il tasso di aborto saliva a un valore simile, pari all’82%.

Infine, lo studio riporta i risultati dello stesso trial clinico di Fase 2/3 di Pfizer su donne in gravidanza. Confrontando il gruppo vaccinato con il gruppo placebo, sono emersi aumenti significativi di complicazioni neonatali:

  • +310% di anomalie congenite con ritardi dello sviluppo a sei mesi.
  • +100% di punteggi Apgar bassi (un indice della salute del neonato).
  • +80% di ittero neonatale.
  • +70% di malformazioni congenite.

I Dati Nascosti del Pentagono: Cosa Rivela il Database Militare

Il Defense Medical Epidemiology Database (DMED) è il sistema di sorveglianza sanitaria che raccoglie i dati medici di tutto il personale militare statunitense in servizio attivo. Secondo lo studio, nel 2021 alcuni informatori hanno segnalato aumenti drastici di diagnosi rispetto alla media del periodo 2016-2020.

Tra gli aumenti più significativi riportati per il 2021 figurano:

  • Miocardite non specificata: +151.4%
  • Embolia polmonare: +43.6%
  • Disfunzione ovarica: +34.9%

Il Dipartimento della Difesa (DoD) ha inizialmente attribuito queste anomalie a un “errore di logica di programmazione” nel database. Tuttavia, lo studio afferma che analisi successive, estese fino al 2025, hanno continuato a mostrare elevazioni persistenti per condizioni gravi come miocardite, cancro al cervello e difetti della coagulazione, mettendo in discussione la spiegazione ufficiale.

Origine Artificiale e Soppressione delle Informazioni

L’articolo dedica un’ampia sezione all’ipotesi che il virus SARS-CoV-2 non sia frutto di un’evoluzione naturale, ma mostri molteplici caratteristiche di manipolazione di laboratorio (ricerca gain-of-function).

Due elementi vengono citati come prove chiave: la presenza del sito di clivaggio della furina (FCS), che aumenta l’infettività del virus e raramente si trova in coronavirus simili, e di inserti genomici simili a quelli del virus HIV.

Il documento accusa le autorità sanitarie di un’azione coordinata per sopprimere la teoria dell’origine di laboratorio. Viene menzionata una teleconferenza del 1° febbraio 2020, convocata dal Dr. Anthony Fauci, che avrebbe avuto lo scopo di mettere a tacere le preoccupazioni su queste anomalie genetiche. Da quell’incontro sarebbe scaturita la pubblicazione del famoso paper “proximal origin”, che liquidava l’ipotesi di laboratorio. Secondo lo studio, nascondere deliberatamente queste caratteristiche ha ritardato la risposta alla pandemia e favorito una strategia “vaccine-first”, a scapito di trattamenti alternativi e precoci.

Siamo Pronti per il Futuro della Biologia Sintetica?

Ciò che emerge da questa analisi non è una raccolta di anomalie isolate, ma un mosaico di dati convergenti che solleva un’interrogativa fondamentale sull’infrastruttura di sicurezza e sull’etica che ha guidato la più grande campagna di biologia sintetica della storia. Le conclusioni del paper vanno oltre la pandemia, interrogandosi sul futuro di queste tecnologie.

L’articolo riflette sulle prossime generazioni di biologici a mRNA (come saRNA e circRNA), definiti “aggiornamenti software per il corpo”. Queste nuove piattaforme promettono di essere ancora più potenti, ma sollevano questioni di sicurezza fondamentali, come l’assenza di un “interruttore” per fermare la produzione di proteine una volta avviata.

Per descrivere il rischio di un entusiasmo tecnologico incontrollato, gli autori utilizzano un’analogia potente. Paragonano l’attuale spinta verso la biologia sintetica alla diffusione della lobotomia nel XX secolo: un intervento allora considerato innovativo, i cui danni devastanti sono diventati innegabili solo con il passare del tempo. Questo ci lascia con una domanda provocatoria, fondamentale per il futuro della medicina.

La nostra capacità di innovare sta superando il nostro dovere di non nuocere?

Meccanismi Biologici degli Effetti Avversi dei Vaccini a mRNA

Introduzione: Comprendere le Basi

Questo documento offre una spiegazione semplificata dei complessi meccanismi biologici attraverso i quali i vaccini a mRNA contro il COVID-19 possono, secondo la ricerca di riferimento, causare effetti avversi. L’obiettivo è rendere accessibili le ipotesi scientifiche presentate nella letteratura di origine. L’elemento centrale prodotto da questi vaccini è la proteina Spike, e molti dei meccanismi discussi sono direttamente collegati alla sua produzione, alle sue caratteristiche, alla sua tossicità e alla sua persistenza nell’organismo.

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1. Disfunzione Autoimmune e Immunologica

Per disfunzione autoimmune si intende una condizione in cui il sistema immunitario, che normalmente difende il corpo dagli agenti patogeni, commette un errore e attacca le cellule e i tessuti sani dell’organismo stesso. La ricerca di origine suggerisce che i vaccini a mRNA possano innescare questo processo attraverso due meccanismi principali:

  1. Mimetismo Molecolare: La proteina Spike prodotta dal vaccino potrebbe avere una struttura simile a quella di alcune proteine umane. Di conseguenza, il sistema immunitario, nel tentativo di attaccare la proteina Spike, può “confondersi” e iniziare ad attaccare anche i tessuti del corpo che presentano proteine simili, innescando una reazione autoimmune.
  2. Attivazione da Adiuvanti: Alcuni componenti del vaccino, come le nanoparticelle lipidiche (LNP) che trasportano l’mRNA, agiscono come adiuvanti, ovvero stimolano una forte risposta immunitaria. Questa iper-stimolazione può attivare linfociti (cellule immunitarie) che erano già predisposti ad attaccare il “self” (le proprie cellule), portando allo sviluppo o al peggioramento di malattie autoimmuni.

La letteratura di riferimento cita diverse condizioni autoimmuni come fenomeni osservati dopo la vaccinazione, tra cui:

  • Sindrome di Guillain-Barré (GBS)
  • Lupus eritematoso sistemico (LES)
  • Artrite reumatoide (AR)
  • Epatite autoimmune
  • Porpora trombocitopenica immune (PTI)

Un fattore critico evidenziato è la persistenza della proteina Spike. Studi citati nel documento di origine hanno rilevato la sua presenza nei monociti (un tipo di globuli bianchi) per lunghi periodi dopo la vaccinazione. Si ipotizza che questa esposizione prolungata all’antigene possa agire come un motore di attivazione immunitaria cronica, mantenendo il sistema immunitario in un costante stato di allerta che favorisce le reazioni autoimmuni.

Conseguenza: Riattivazione di Infezioni Latenti

Un’altra conseguenza di questa disfunzione è un indebolimento della sorveglianza immunitaria. Quando il sistema immunitario è disregolato o “esaurito”, perde la sua capacità di tenere sotto controllo virus che rimangono dormienti (latenti) nel corpo per tutta la vita. La fonte riporta la riattivazione di infezioni latenti come:

  • Virus di Epstein-Barr (EBV)
  • Herpes simplex virus (HSV)
  • Citomegalovirus (CMV)
  • Herpesvirus umano 6 (HHV-6)
  • Borrelia burgdorferi

Oltre a confondere il sistema immunitario, questi meccanismi possono anche provocarne una reazione eccessiva e pericolosa, nota come tempesta di citochine.


2. Ipersensibilità e Tempeste di Citochine

Una tempesta di citochine è una reazione infiammatoria estrema e fuori controllo. Il sistema immunitario rilascia una quantità massiccia di molecole infiammatorie (le citochine) in tutto il corpo, causando danni diffusi a tessuti e organi.

Secondo la fonte, tre componenti principali del vaccino sono identificati come potenziali inneschi per reazioni di ipersensibilità:

  • Proteina Spike
  • Nanoparticelle Lipidiche (LNP)
  • Polietilenglicole (PEG), un componente delle LNP

Il processo che porta a queste reazioni iper-infiammatorie (mediate da anticorpi di tipo IgE) può essere suddiviso in tre fasi:

  1. Sensibilizzazione: L’esposizione ripetuta a questi componenti, ad esempio tramite dosi di richiamo, “addestra” il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici di tipo IgE.
  2. Attivazione: A seguito di una successiva esposizione, questi anticorpi IgE si legano a cellule immunitarie specializzate, i mastociti, attivandoli.
  3. Rilascio di Mediatori: L’attivazione dei mastociti provoca il rilascio massiccio di mediatori chimici come l’istamina e altre citochine infiammatorie, scatenando la risposta iper-infiammatoria.

Le conseguenze più gravi di questo processo, menzionate nella fonte, includono l’anafilassi (una reazione allergica potenzialmente letale) e la sindrome di Kounis, in cui la reazione allergica sistemica provoca un evento cardiaco acuto, come un infarto.

Questa iper-infiammazione sistemica è uno dei meccanismi che possono portare a danni diretti al sistema cardiovascolare.

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3. Danni Cardiovascolari

Il testo di origine evidenzia una documentata associazione tra la vaccinazione a mRNA e gravi eventi avversi cardiovascolari.

Il meccanismo biologico primario proposto per spiegare questo danno è il seguente: i componenti del vaccino possono raggiungere il muscolo cardiaco. Una volta lì, le cellule del cuore (cardiomiociti) iniziano a produrre la proteina Spike sulla loro superficie, come programmato dall’mRNA. Il sistema immunitario riconosce queste cellule come “estranee” o “infette” e lancia un attacco infiammatorio contro di esse. Questo attacco causa infiammazione (miocardite) e può portare a cicatrizzazione irreversibile del tessuto cardiaco.

Studi multinazionali citati nella fonte (Faksova et al., Raheleh et al.) riportano aumenti significativi del rischio per diverse condizioni cardiovascolari.

Condizione CardiovascolareAumento del Rischio Segnalato
Miocardite510%
Infarto del Miocardio286% (dopo la seconda dose)
Ictus240% (dopo la prima dose)
Malattia Coronarica244% (dopo la seconda dose)
Aritmia Cardiaca199% (dopo la prima dose)

Inoltre, viene menzionato uno studio su 325 casi di autopsia (Hulscher et al.) che, secondo la fonte, fornisce una “conferma patologica” di un nesso causale tra il vaccino e il decesso nel 73,9% dei casi esaminati.

Le preoccupazioni non si limitano al sistema cardiovascolare, ma si estendono anche ai potenziali effetti sulla salute riproduttiva e sullo sviluppo fetale.


4. Rischi per la Riproduzione e la Gravidanza

La fonte solleva preoccupazioni riguardo al profilo di sicurezza dei vaccini per le donne in gravidanza e i loro bambini, citando diversi percorsi biologici attraverso i quali potrebbe verificarsi un danno.

  • Trasferimento Transplacentare dell’mRNA: Studi citati confermano che l’mRNA del vaccino può attraversare la barriera placentare e raggiungere il sangue fetale. Ciò espone direttamente il feto al materiale genetico del vaccino.
  • Espressione della Proteina Spike nella Placenta: La produzione della proteina Spike nella placenta, un organo cruciale per la nutrizione e la protezione del feto, può causare infiammazione e anomalie placentari, compromettendone la funzione.
  • Presenza di mRNA nel Latte Materno: La ricerca ha rilevato la presenza di mRNA intatto nel latte materno, suggerendo una potenziale via di esposizione per il neonato allattato al seno.
  • Trascrizione Inversa in Vitro: Viene descritto uno studio di laboratorio che ha dimostrato come l’mRNA del vaccino possa essere convertito in DNA all’interno di cellule epatiche umane. Questo fenomeno, osservato in vitro, solleva quelle che la fonte definisce “preoccupazioni riguardo alla potenziale integrazione genomica”.

Questi meccanismi vengono collegati a eventi avversi riportati, come gli alti tassi di aborto spontaneo menzionati nel rapporto post-marketing di Pfizer e in una rianalisi dello studio di Shimabukuro, oltre a un aumento delle complicazioni neonatali osservato nello studio clinico di Pfizer sulle donne in gravidanza.

Oltre ai rischi per lo sviluppo, alcune delle stesse preoccupazioni sulla potenziale integrazione genomica e sulla disregolazione immunitaria sono state sollevate anche in relazione al cancro.

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5. Potenziale Impatto sullo Sviluppo del Cancro

Il documento di partenza riporta osservazioni da parte di oncologi riguardo a un’impennata di tumori aggressivi (a rapida insorgenza, in stadio avanzato e in pazienti più giovani) a seguito della campagna vaccinale. La fonte propone che diversi meccanismi biologici possano contribuire a creare un “ambiente pro-tumorigenico”. La fonte inquadra questi meccanismi all’interno di una “ipotesi multi-hit”, suggerendo che sono necessari più percorsi convergenti per creare un ambiente favorevole allo sviluppo tumorale.

  • A. Indebolimento della Sorveglianza Immunitaria
    • Linfopenia: Si spiega che una riduzione dei linfociti T, le cellule “soldato” del sistema immunitario che pattugliano il corpo alla ricerca di cellule anomale, può compromettere la capacità dell’organismo di individuare e distruggere le cellule tumorali al loro primo insorgere.
    • Esaurimento Immunitario: La stimolazione cronica e prolungata da parte della proteina Spike può “esaurire” i linfociti T, rendendoli meno reattivi ed efficaci nel combattere sia le infezioni che le cellule cancerose.
  • B. Alterazione della Risposta Anticorpale (Shift IgG4)
    • Si ipotizza che le vaccinazioni ripetute possano indurre il corpo a produrre un tipo specifico di anticorpi, noti come IgG4. A differenza di altri anticorpi che promuovono l’attacco, gli IgG4 favoriscono la “tolleranza immunologica”, un meccanismo che potrebbe impedire al sistema immunitario di montare una risposta aggressiva contro i tumori.
  • C. Azioni Dirette della Proteina Spike
    • Viene suggerito che la proteina Spike stessa possa interferire direttamente con i meccanismi di soppressione tumorale, come l’attività del gene oncosoppressore p53, che è fondamentale per la riparazione del DNA e per prevenire la crescita cellulare incontrollata.
  • D. Contaminazione da DNA nel Vaccino
    • Infine, la fonte esprime preoccupazione per il rilevamento di frammenti di DNA plasmidico nei flaconi del vaccino analizzati in laboratori indipendenti, inclusa la sequenza promotore/enhancer del virus SV40, una sequenza storicamente associata all’oncogenesi (lo sviluppo di tumori).

Questi molteplici percorsi di rischio convergono su un aspetto fondamentale della tecnologia mRNA stessa: la potenziale produzione di proteine impreviste.

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6. Un Meccanismo Fondamentale: La Produzione di Proteine Anomale

Per migliorare la stabilità e ridurre la reazione immunitaria contro l’RNA stesso, l’mRNA nei vaccini viene modificato utilizzando una sostanza chiamata N1-metilpseudouridina (m1Ψ) al posto del normale uridina.

Secondo la fonte, questa modifica chimica introduce un problema fondamentale a livello del processo di traduzione: aumenta la probabilità che i ribosomi (le “fabbriche” cellulari che leggono l’mRNA per costruire proteine) commettano errori di lettura (noti come frameshift o scivolamento del quadro di lettura). È come se un piccolo errore di battitura in una ricetta portasse lo chef a leggere le istruzioni in modo errato, creando un piatto completamente diverso da quello previsto.

Le conseguenze biologiche di queste “proteine anomale” o “aberranti” prodotte per errore possono essere molteplici:

  • Risposte Autoimmuni: Il corpo può riconoscere queste proteine non previste come estranee e lanciare un attacco immunitario contro di esse. Se queste proteine anomale assomigliano a proteine umane, questo può innescare o peggiorare fenomeni di autoimmunità.
  • Tossicità Cellulare: Le proteine mal ripiegate o anomale possono aggregarsi all’interno delle cellule, causando stress cellulare, disfunzione e persino morte. Questo meccanismo è implicato in diverse malattie, incluse quelle neurodegenerative come le malattie da prioni.
  • Promozione Tumorale: Anche se raro, è teoricamente possibile che un errore di lettura produca una proteina funzionale ma non intenzionale, che potrebbe interferire con i normali processi di regolazione del ciclo cellulare, promuovendo così la crescita tumorale.

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Sintesi dei Meccanismi di Rischio

In sintesi, la letteratura scientifica citata nel documento di origine delinea una serie di percorsi biologici interconnessi attraverso i quali i vaccini a mRNA potrebbero causare effetti avversi. I meccanismi centrali proposti sono legati alla persistenza prolungata della proteina Spike nell’organismo, che può guidare una disregolazione immunitaria cronica e reazioni autoimmuni. A questo si aggiungono le proprietà intrinseche della piattaforma tecnologica, come l’azione iper-stimolante delle nanoparticelle lipidiche (LNP) e il potenziale della N1-metilpseudouridina (m1Ψ) di causare la produzione di proteine anomale con conseguenze imprevedibili. Lo scopo di questo documento era fornire una spiegazione chiara e accessibile di queste complesse preoccupazioni scientifiche.

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Relazione Investigativa sull’Origine del SARS-CoV-2: Analisi della Ricerca Gain-of-Function e delle Implicazioni Etiche

1.0 Introduzione: La Controversia sull’Origine del Virus

Il dibattito globale sull’origine del SARS-CoV-2, il virus responsabile della pandemia di COVID-19, si è polarizzato attorno a due ipotesi principali: l’evoluzione naturale attraverso un salto di specie (zoonosi) e una potenziale fuga o rilascio da un laboratorio di ricerca. La determinazione dell’origine del virus non è un mero esercizio accademico; questa indagine ha un’importanza strategica fondamentale per la prevenzione di future pandemie, per l’attribuzione di responsabilità etiche e scientifiche e per il ripristino della fiducia pubblica nelle istituzioni sanitarie. Un’analisi accurata delle cause è indispensabile per comprendere le vulnerabilità sistemiche e implementare politiche di biosicurezza efficaci a livello globale.

Questa relazione investigativa presenta un’analisi critica delle prove che indicano un’origine artificiale del SARS-CoV-2. L’indagine si concentra sulla ricerca gain-of-function (GOF), sul ruolo di specifiche istituzioni scientifiche e governative e sugli sforzi documentati per sopprimere le indagini alternative. L’obiettivo è fornire un quadro chiaro e basato sulle evidenze disponibili, delineando le implicazioni di tali scoperte per la sicurezza internazionale e la governance della ricerca scientifica. Per comprendere appieno la portata di queste prove, è essenziale prima definire e contestualizzare la ricerca gain-of-function.

2.0 Il Contesto della Ricerca Gain-of-Function (GOF)

La ricerca gain-of-function (GOF) è una branca della virologia che si occupa di modificare geneticamente i patogeni per conferire loro nuove capacità, come una maggiore trasmissibilità o virulenza. Lo scopo dichiarato di tale ricerca è duplice: da un lato, anticipare le minacce biologiche, sia naturali che artificiali, per sviluppare in anticipo contromisure mediche come vaccini e terapie; dall’altro, essa comporta il rischio intrinseco e significativo di creare accidentalmente o deliberatamente agenti patogeni più pericolosi di quelli esistenti in natura. Comprendere la logica e la storia di questo tipo di ricerca è cruciale per valutare i rischi associati alla virologia moderna e il collegamento con l’emergere del SARS-CoV-2.

L’indagine ha documentato una lunga storia di collaborazione tra istituzioni statunitensi e cinesi nel campo della ricerca GOF e delle tecniche di manipolazione virale, inclusa una consolidata collaborazione tra istituzioni finanziate dagli Stati Uniti e l’Istituto di Virologia di Wuhan (WIV). In questo contesto, la giustificazione fornita dal Dr. Anthony Fauci per lo sviluppo di una piattaforma vaccinale pan-coronavirus a mRNA prima della pandemia era proprio quella di creare contromisure mediche per proteggersi da potenziali minacce biologiche. Questa logica strategica, tuttavia, si fonda sulla creazione di virus potenziati, le cui caratteristiche specifiche si allineano in modo preoccupante con quelle osservate nel genoma del SARS-CoV-2.

3.0 Prove di Manipolazione Genetica nel Genoma del SARS-CoV-2

L’analisi del genoma del SARS-CoV-2 rivela una serie di anomalie che fungono da “impronta digitale” di un’ingegneria deliberata, incompatibile con un’evoluzione naturale. Queste caratteristiche uniche, estremamente rare o del tutto assenti nei coronavirus simili alla SARS presenti in natura, non solo spiegano la maggiore infettività e trasmissibilità del virus rispetto ai suoi parenti naturali, ma forniscono anche una firma che punta verso tecniche di manipolazione note nella ricerca gain-of-function.

3.1 Il Sito di Clivaggio della Furina (FCS) e gli Inserti Simili all’HIV

L’elemento più significativo e discusso del genoma virale è il Sito di Clivaggio della Furina (FCS).

  • Si tratta di un raro inserimento di amminoacidi che aumenta notevolmente la capacità del virus di infettare le cellule umane.
  • È un elemento distintivo del SARS-CoV-2, poiché è completamente assente nei virus simili alla SARS trovati in natura, rendendo la sua comparsa naturale statisticamente improbabile.
  • All’interno dell’FCS sono presenti elementi che, per il loro potenziale di disturbo immunologico (come la capacità di indurre la commutazione di classe delle immunoglobuline IgG), vengono solitamente rimossi durante la progettazione dei vaccini. La loro presenza nel virus pandemico solleva quindi ulteriori interrogativi.

3.2 Caratteristiche Aggiuntive e Stabilità Virale Eccezionale

Oltre all’FCS, il genoma del SARS-CoV-2 presenta un insieme di altre caratteristiche insolite che, considerate cumulativamente, rafforzano l’ipotesi di una manipolazione.

  • Epitopo del Canale Epiteliale del Sodio (ENaC): Un’altra caratteristica genomica insolita identificata nel virus.
  • Recettori DC-SIGN: La presenza di questi recettori è associata a un miglioramento della capacità del virus di eludere la risposta immunitaria dell’ospite.
  • Motivo Superantigenico Simile all’Enterotossina B Stafilococcica (SEB): Questa sequenza è collegata a una potente evasione immunologica e a una maggiore trasmissibilità aerea del patogeno.

A queste caratteristiche genomiche si aggiunge l’eccezionale durabilità e stabilità dei virioni del SARS-CoV-2, che sono risultati essere cinque volte più stabili in aria rispetto a quelli della SARS o della MERS. La combinazione di un sito di clivaggio della furina unico, inserti che favoriscono l’evasione immunitaria e una stabilità ambientale senza precedenti costituisce una forte prova contro l’ipotesi di un’evoluzione puramente naturale. Queste caratteristiche non solo appaiono ingegnerizzate, ma corrispondono in modo impressionante a un progetto di ricerca specifico, descritto in dettaglio prima che la pandemia avesse inizio.

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4.0 Il Progetto DEFUSE: Un Progetto per la Pandemia?

La proposta di progetto DEFUSE, presentata nel 2018, rappresenta un documento chiave nell’indagine sull’origine del SARS-CoV-2. La sua importanza strategica risiede nel fatto che descrive, prima della pandemia, la creazione deliberata di un coronavirus chimerico con le stesse, precise caratteristiche osservate successivamente nel SARS-CoV-2. Questo documento trasforma l’ipotesi di una manipolazione di laboratorio da una speculazione teorica a una possibilità documentata e pianificata. La proposta delinea un programma di ricerca che, se eseguito, avrebbe potuto generare un patogeno quasi identico a quello che ha causato la crisi globale.

La tabella seguente mette a confronto gli obiettivi dichiarati nel progetto DEFUSE con le caratteristiche effettivamente riscontrate nel SARS-CoV-2, evidenziando le straordinarie corrispondenze.

Obiettivo del Progetto DEFUSECaratteristica Corrispondente nel SARS-CoV-2
Creazione intenzionale di coronavirus chimerici.Il SARS-CoV-2 presenta caratteristiche genomiche indicative di una costruzione chimerica.
Inserimento di un Sito di Clivaggio della Furina (FCS).Il SARS-CoV-2 possiede un FCS, assente nei coronavirus simili alla SARS presenti in natura, che ne aumenta l’infettività.
Inclusione di inserti simili all’HIV.Il virus contiene sequenze simili all’HIV, note per il loro ruolo nella disregolazione immunologica.
Induzione di disregolazione immunologica per scopi vaccinali.Il SARS-CoV-2 provoca una profonda disregolazione del sistema immunitario, un obiettivo chiave della ricerca a duplice uso.

La proposta DEFUSE fu presentata da EcoHealth Alliance alla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) nel marzo 2018. Nonostante la sua evidente rilevanza, né il Dr. Fauci né la comunità di intelligence statunitense hanno divulgato l’esistenza di questa proposta nelle loro testimonianze ufficiali o nel “Rapporto Biden” sull’origine del virus. Questa omissione critica equivale all’offuscamento di quella che può essere considerata una “prova di intento”. L’occultamento attivo di questo documento, che di fatto costituisce un progetto per la creazione del virus pandemico, suggerisce uno sforzo deliberato per sopprimere informazioni cruciali per l’indagine.

5.0 La Soppressione delle Ipotesi di Origine Laboratoristica

L’indagine ha scoperto uno sforzo coordinato e sistematico per sopprimere le ipotesi di un’origine di laboratorio, un’azione che ha ostacolato la risposta pandemica e minato la fiducia del pubblico. La soppressione delle teorie sull’origine di laboratorio non è stata solo una questione di dibattito scientifico, ma ha rappresentato un ostacolo diretto a una risposta tempestiva e trasparente, erodendo al contempo la fiducia nelle istituzioni sanitarie. Le azioni intraprese da figure chiave della sanità pubblica per controllare la narrazione indicano un tentativo deliberato di precludere un’indagine completa e imparziale.

5.1 La Teleconferenza del 1° Febbraio 2020 e il Paper “Proximal Origin”

Il 1° febbraio 2020, il Dr. Anthony Fauci e Jeremy Farrar convocarono una teleconferenza con un gruppo ristretto di virologi. Lo scopo esplicito di questo incontro era gestire e sopprimere le crescenti preoccupazioni della comunità scientifica riguardo alle caratteristiche anomale del virus, in particolare gli inserti simili all’HIV e il Sito di Clivaggio della Furina (FCS), che suggerivano una manipolazione di laboratorio.

Da questo incontro scaturì la stesura del paper “The Proximal Origin of SARS-CoV-2”. Questo articolo, ampiamente citato dai media e dalle istituzioni come prova definitiva di un’origine naturale, fu in realtà coordinato dai partecipanti alla teleconferenza con l’obiettivo specifico di screditare le teorie sull’origine di laboratorio. È significativo notare che diversi scienziati coinvolti in questo sforzo di controllo narrativo avevano già partecipato a controversie simili riguardanti la gestione delle informazioni sull’origine dell’HIV, la Sindrome della Guerra del Golfo e l’epidemia di Ebola del 2014.

5.2 Occultamento di Informazioni e Sviluppo Precoce del Vaccino

Gli sforzi di soppressione non si limitarono alla comunità scientifica. Kelvin Droegemeier, allora direttore dell’Ufficio per la Politica Scientifica e Tecnologica della Casa Bianca (OSTP), collaborò attivamente con il Dr. Fauci per nascondere all’amministrazione Trump le informazioni sui legami tra la ricerca gain-of-function finanziata dagli Stati Uniti e l’Istituto di Virologia di Wuhan.

In questo contesto, emerge una grave contraddizione. La capacità del Vaccine Research Center (VRC) del Dr. Fauci e di Moderna di sviluppare un prototipo di vaccino a mRNA entro il 13 gennaio 2020 — prima ancora che la trasmissione da uomo a uomo fosse ufficialmente confermata — dimostra una comprensione preesistente della natura ingegnerizzata del virus e del suo potenziale pandemico. Questa conoscenza anticipata rende ancora più grave la successiva soppressione delle teorie sull’origine di laboratorio e la minimizzazione dei rischi comunicati al personale sanitario in prima linea, che affrontava il virus senza adeguate informazioni e protezioni. Queste azioni di occultamento e soppressione hanno avuto profonde implicazioni etiche e legali.

6.0 Implicazioni Etiche e Violazioni Internazionali

Le prove che indicano un’origine ingegnerizzata del SARS-CoV-2, unite agli sforzi per occultare tale possibilità, devono essere contestualizzate all’interno di un quadro etico e legale più ampio. La valutazione della ricerca a duplice uso e il rispetto delle convenzioni internazionali non sono solo questioni accademiche, ma pilastri fondamentali per mantenere la sicurezza globale, la stabilità geopolitica e la fiducia del pubblico nella comunità scientifica. L’indagine sull’origine del COVID-19 tocca quindi direttamente i limiti etici della scienza e gli obblighi legali delle nazioni.

6.1 Ricerca a Duplice Uso e Confini Etici

L’analisi del SARS-CoV-2 rivela una preoccupante sovrapposizione tra la virologia moderna e la storica ricerca sulle armi biologiche. Elementi specifici identificati nel virus, come i superantigeni simili a SEB e i siti di clivaggio della furina, sono esempi classici di tecnologie a duplice uso: possono essere studiati per scopi difensivi (es. sviluppo di vaccini), ma le stesse conoscenze possono essere impiegate per scopi offensivi (es. creazione di armi biologiche).

La ricerca gain-of-function, per sua stessa natura, offusca i confini etici dell’indagine scientifica. Quando la ricerca mira a creare patogeni con un potenziale pandemico potenziato, solleva inevitabilmente gravi interrogativi sulla responsabilità dei ricercatori, delle istituzioni che li ospitano e degli enti che finanziano tali esperimenti. La linea di demarcazione tra la preparazione a una minaccia e la creazione di una minaccia diventa pericolosamente sottile.

6.2 Violazione della Convenzione sulle Armi Biologiche

Le manipolazioni genetiche riscontrate nel SARS-CoV-2, che ne aumentano la trasmissibilità e la patogenicità, rappresentano una violazione della Convenzione sulle Armi Biologiche (BWC). Questo trattato internazionale vieta lo sviluppo, la produzione e la detenzione di armi biologiche e tossiniche.

Questa valutazione non è isolata. Alti scienziati militari della NATO hanno analizzato 34 agenti patogeni noti o potenziali come armi biologiche e hanno classificato il SARS-CoV-2 come il quarto più attraente, sottolineandone le caratteristiche offensive. Inoltre, le manipolazioni specifiche identificate nel virus corrispondono agli obiettivi descritti in quattro delle sette categorie di esperimenti GOF considerate ad alto rischio. Il fatto che le caratteristiche del virus non solo si allineino con gli obiettivi teorici della ricerca GOF, ma siano state anche valutate da esperti militari come aventi le proprietà di un’efficace arma biologica, solidifica l’affermazione di una violazione della BWC.

7.0 Conclusione

Questa relazione ha esaminato un corpo consistente di prove che smantellano la narrativa di un’origine puramente naturale del SARS-CoV-2. I risultati dell’indagine convergono su tre filoni interconnessi:

  1. Prove Genomiche e Documentali: Le caratteristiche uniche del genoma del SARS-CoV-2, come il Sito di Clivaggio della Furina e altri inserti, sono incompatibili con l’evoluzione naturale. Tali anomalie, tuttavia, si allineano perfettamente con gli obiettivi descritti nella proposta di ricerca DEFUSE del 2018, che funge da “progetto” per la creazione di un virus con le stesse proprietà di quello pandemico.
  2. Soppressione Coordinata delle Informazioni: L’indagine ha scoperto che figure e istituzioni chiave della sanità pubblica globale hanno intrapreso sforzi coordinati per sopprimere le ipotesi di un’origine di laboratorio fin dalle prime settimane della pandemia. La gestione della teleconferenza del 1° febbraio 2020, la pubblicazione mirata del paper “Proximal Origin” e l’occultamento di informazioni critiche indicano un tentativo deliberato di controllare la narrazione pubblica e scientifica.
  3. Gravi Implicazioni Etiche e Legali: La ricerca gain-of-function che ha portato alla creazione del SARS-CoV-2 offusca i confini etici della scienza, sconfinando nel campo della ricerca a duplice uso. Le manipolazioni identificate nel virus, valutate anche da esperti militari, costituiscono una chiara violazione della Convenzione internazionale sulle Armi Biologiche.

In sintesi, l’indagine conclude che l’ipotesi di un’origine ingegnerizzata del SARS-CoV-2 attraverso la ricerca gain-of-function è supportata da prove genomiche, documentali e comportamentali.

La convergenza tra le caratteristiche virali, i piani di ricerca preesistenti e gli sforzi per insabbiare il dibattito richiede responsabilità, trasparenza e una revisione rigorosa e indipendente delle pratiche di ricerca e delle politiche di biosicurezza per prevenire future catastrofi globali.

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