Vicenda sempre uguale in tutto il mondo. Chissà perché? Coordinati come un operazione militare?

Ecco il copione: i parenti ingenui e fiduciosi portavano il proprio caro terrorizzato in ospedale con polmonite, provocata tra l’altro dall’esaurimento delle scorte di glutatione (protettivo dei polmoni) AD OPERA DEL PARACETAMOLO (che sta al glutatione come l’acqua al fuoco) da loro consigliato nelle fasi precoci del malanno.

L’avete mai avuta una polmonite? Non si respira. Servono gli ANTIBIOTICI.

E invece NO! Era COVID! Tutto nel corpo umano era cambiato!


Quindi, invece degli antibiotici SOMMINISTRATI DA SEMPRE – si iniettava il Remdesivir che provocava “fallimento renale”, unito a disidratazione (sempre indirizzata a creare COLLASSO RENALE), sospensione del cibo, somministrazione di fentanyl, midazolam, morfina, non, si badi bene, come “cura palliativa” di fine vita come dicono i COMPLICI, ma precocemente con la giustificazione dell’ “AGITAZIONE del paziente”!!

Aggiungiamo anche la ventilazione forzata ….et voilà

Se gli facevi una domanda eri già troppo “agitato” per i loro gusti. Visto che c’era anche il bonus di diverse decine di migliaia di dollari come incentivo al riconoscimento dei segni della supposta “agitazione”.

Da qui la depressione respiratoria (provocata da manuale da tali farmaci) in pazienti già in difficoltà respiratoria, l’intubazione e la morte.


I complici di questa macchinazione in camice bianco erano e sono protetti da LEGGI VOLTE A COPRIRE L’OMICIDIO INTENZIONALE, ma saranno raggiunti dalla GIUSTIZIA DIVINA prima o poi.

Negli USA i parenti dei morti ammazzati stanno facendo cause sulle basi di mancanza di consenso informato o frode (visto che la “malpractice” è fuori discussione essendo quello che hanno fatto previsto dai “protocolli” stessi) ma è tutto inutile.

Le autorità hanno preventivamente creato un KILL BOX LEGALE per poi poter mettere in atto la somministrazione delle “contromisure” iniettabili a scopo depopolatorio.


I medici e gli infermieri ERANO TOTALMENTE CONSAPEVOLI DELLA PROTEZIONE assoluta DELLA LEGGE, ci SGUAZZAVANO letteralmente, e hanno solo dovuto applicare a tutti quelli che capitavano sotto le loro grinfie i protocolli di eutanasia utilizzati da decenni contro gli anziani.

Non vi preoccupate, erano già del tutto abituati all’omicidio…

Ma ora veniamo all’articolo in questione :

Esclusivo: “Lo hanno soppresso”

– La vedova racconta il trattamento fatale del protocollo COVID del marito!


John Springer, 59 anni, non aveva problemi di salute noti quando gli è stato diagnosticato il COVID-19 nel novembre 2021. Dopo essere stato trasferito dall’ospedale locale in Kansas a un centro medico in Oklahoma, i medici, senza il consenso di John o della sua famiglia, lo hanno trattato con remdesivir, fentanil e morfina e lo hanno messo su un ventilatore, dove ha trascorso gli ultimi 17 giorni. della sua vita.

Nel novembre 2021, John Springer, camionista di 59 anni, originario del Kansas, si stava godendo la vita con la moglie di 31 anni, Peggy Rice Springer, e i loro sette figli.

“Era un marito straordinario, un padre straordinario”, ha detto Peggy a The Defender . “Lavorava duro sei giorni alla settimana, si prendeva molta cura della sua famiglia. Era un ragazzo americano onesto, laborioso e contribuente. Aveva così tanta fede in Dio. Questo era importante per lui e per tutti noi”.

John e Peggy e sette figli, tre dei quali erano figliastri di John. “Ma lui è intervenuto e ha preso il sopravvento e non li ha trattati in modo diverso da come trattava quelli che avevamo insieme”, ha detto Peggy.

John era anche molto coinvolto nella vita da rodeo della sua figlia più giovane, che all’epoca si era appena diplomata al liceo.

Il 1° novembre 2021, Peggy e John hanno iniziato ad avvertire i sintomi del raffreddore, che sono stati presto diagnosticati come COVID-19 .

Poiché i sintomi persistevano, hanno cercato assistenza medica il 7 novembre 2021. Tre giorni dopo, John è stato ricoverato al Pratt Regional Medical Center di Pratt, Kansas.

Meno di un mese dopo, il 2 dicembre 2021, e dopo essere stato trasferito al centro medico dell’Oklahoma State University (OSU) a Tulsa, John era morto .

Secondo Peggy, suo marito non aveva precedenti segni di cattiva salute.

“Doveva sottoporsi a una visita medica una volta all’anno e ogni volta passava a pieni voti”, ha detto. “Si è preso assolutamente molta cura di se stesso.”

In un’intervista con The Defender, Peggy ha descritto in dettaglio il calvario vissuto dal marito in entrambi gli ospedali dove è stato curato, inclusa la somministrazione di farmaci come remdesivir e morfina senza il suo consenso. Ha condiviso la documentazione medica con The Defender per corroborare la sua storia.

Articolo originario

https://childrenshealthdefense.org/defender/john-springer-covid-remdesivir-ventilator-death/

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