Un nuovo studio sensazionale condotto da ricercatori Israeliani, ha fatto luce sulla narrativa ufficiale sulla sicurezza del vaccino contro il COVID-19 durante la gravidanza, rivelando un inquietante aumento delle perdite fetali quando le iniezioni vengono somministrate nelle prime settimane.

Intitolato  “Observed-to-Expected Fetal Losses Following mRNA COVID-19 Vaccination in Early Pregnancy” , lo studio in pre-print ha rilevato che le donne che hanno ricevuto la prima dose tra l’ottava e la tredicesima settimana hanno avuto perdite fetali superiori del 43% rispetto al previsto. Quelle che hanno ricevuto una terza dose durante lo stesso intervallo di tempo hanno visto un aumento del 19%.

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Ancora più allarmante: la maggior parte delle perdite eccessive si è verificata dopo le 24 settimane, un periodo in cui la morte fetale è rara e strettamente regolamentata dalla legge israeliana. Questo esclude fattori comportamentali e suggerisce fortemente una causa biologica

Il team di ricerca comprende esperti stimati come il Prof. Retsef Levi del MIT e la Dott.ssa Tracy Beth Hoeg , entrambi noti per aver contestato le imperfezioni delle politiche pandemiche. Affermano di aver tentato in ogni modo possibile di spiegare i risultati, ma ogni test ha solo reso i risultati più solidi.

Il team di ricerca ha utilizzato un modello dettagliato basato sulle cartelle cliniche del periodo 2016-2018 per prevedere il rischio basale di ciascuna donna. Le loro previsioni sono state valide per le donne non vaccinate e per quelle vaccinate contro l’influenza durante la gravidanza.

Ma per le donne vaccinate contro il COVID, il modello ha fallito. Le perdite sono state molto più elevate del previsto, il che indica un vero segnale di allarme sulla sicurezza

Per verificare eventuali bias, lo studio ha anche esaminato donne che avevano ricevuto il vaccino antinfluenzale nella stessa finestra gestazionale. È interessante notare che queste donne hanno avuto meno perdite del previsto, un tipico segno di “bias del vaccinato sano”, in base al quale le persone più sane hanno maggiori probabilità di vaccinarsi.

Questo pregiudizio avrebbe dovuto far sembrare i vaccini anti-COVID più sicuri. Invece, è successo il contrario.

Questo mette in discussione le affermazioni di studi precedenti, molti dei quali non hanno analizzato attentamente le fasi iniziali della gravidanza o hanno raggruppato tutte le perdite. Altri si sono basati su confronti approssimativi tra donne vaccinate e non vaccinate durante le campagne vaccinali, un metodo soggetto a distorsioni.

Il punto di forza di questo studio risiede nel suo approccio personalizzato e basato sui dati, che abbina l’esito di ogni donna al suo profilo di rischio unico.

È importante sottolineare che lo studio smentisce l’affermazione ampiamente diffusa di un “tasso di aborto spontaneo dell’86%” contenuta nei primi dati di Pfizer. Quel numero si basava su una lettura errata, e gli autori sono chiari: la loro preoccupazione non è un singolo picco significativo, ma un aumento netto e distribuito delle perdite – soprattutto nelle fasi avanzate della gravidanza – che i metodi standard tendono a non rilevare.

Finora, le autorità sanitarie pubbliche sono rimaste in silenzio. Ma per le donne in età fertile – e per chiunque creda ancora nella medicina basata sui dati – questo studio dovrebbe essere un campanello d’allarme.

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